sabato 5 ottobre 2013

La menopausa















Avevo cominciato ad avvertire i primi sintomi della menopausa qualche anno prima. Non avevo caldane, anzi mi sentivo bene fisicamente, ma qualcosa era cambiato in me: ero più fragile, percepivo che la mia pelle era più spenta e per la prima volta è nata in me la paura d'invecchiare.
In quei tempi sono stata trasferita ad una prestigiosa scuola fiorentina, dove non mi sentivo a mio agio, non per colpa degli studenti, bensì a causa dei colleghi.
Quando entravo nella cupa sala dei docenti, la mia allegria svaniva. Sentivo una tale tensione nell'aria, che le mie cellule s'intimorivano. Poverine erano già a corto di ormoni, solo mancava loro quell'energia negativa che ogni mattina assimilavano.
La pelle della maggior parte dei mie colleghi era grigia e incartapecorita, come loro. Erano diffidenti verso le persone nuove, mi sembravano infelici, alcuni addirittura malati.
C'era una collega di scienze che sempre mi guardava male, era gelosa di me, perché portavo spesso in laboratorio i ragazzi. Un'insegnante di matematica indossava dei guanti di cotone, perché aveva paura di prendere delle malattie. Due professoresse di lettere mi sussurravano, guardandosi intorno perché nessuno sentisse, di stare attenta a quello che dicevo nella sala dei docenti, perché mi si poteva ritorcere contro. Non ne potevo più di quel posto, mi sembrava un manicomio, preferivo, durante l'intervallo, stare da sola, o scambiare qualche parola con il tecnico, con i custodi o con i ragazzi.
Prendere un tè lentamente mi rasserenava, poi di corsa in bagno e nuovamente in classe.
Il bagno della scuola era anonimo, ma era molto luminoso e aveva un piccolo specchio, è stato li che ho visto la mia pelle diventare sempre più spenta e cupa.
- Devo ascoltare il mio corpo, pensai.
La mia immagine in quello specchio mi diede una scossa e mi fece reagire:
- La prima cosa che dovevo fare era chiedere il trasferimento e allontanarmi da quel Liceo, la seconda era far rinascere la mia pelle, cioè curarla e coccolarla, spazzando via quell'epidermide di tristezza che si depositava sopra, la terza non temere la menopausa, dissi a me stessa.
Ricordo che la parola menopausa la avevo sentita per prima volta da Anita, la llevadora del mio paese, un giorno in cui era venuta a trovare mia madre. Avrò avuto dodici o tredici d'anni, ero sdraiata su un divano a leggere un libro nella stanza accanto a dove loro parlavano, quindi senza volere ho sentito tutto ciò che la llevadora raccontava a mia madre per consolarla e riconfortarla.
Cominciò dicendo che verso i cinquanta anni, tutte le donne subiamo dei cambiamenti ormonali e che bisogna accettarli, ma allo stesso tempo lottare e consumare tutte le nostre energie per sentirci belle e amate. Mia madre diceva che si sentiva grassa e poco attraente e che temeva di non piacere più a mio padre. Anita con la sua voce delicata le raccontò una storia molto intima, non so se realmente fosse la sua, ma fece un effetto così benefico a mia madre che dopo quel 'incontro con Anita diventò più allegra e comunicativa .
La llevadora diceva che fino a qualche anno prima, era sempre stato suo marito, Anselmo, a cercarla e a coinvolgerla in appassionati atti d'amore. Era così affettuoso che lei non aveva mai dovuto richiedere le sue coccole. Ricordava felice che era stato lui a salvarla dalla tristezza in cui era piombata dopo la morte del loro primo figlio. Le veniva in mente Anselmo, quando ogni giorno ritornava a casa dalla barberia, dove lavorava, carico di libri, ma soprattutto di premure e di attenzioni. Ma da qualche anno Anselmo era meno affettuoso, poche volte toccava appassionatamente la pelle di Anita. I suoi massaggi e le sue carezze benefiche erano quasi un ricordo.
- Forse non mi ama più pensava Anita.
L'anziano maestro del paese, a forza di leggere poesie al barbiere e fargli lezioni clandestine di lingua castigliana e catalana, fece di lui un uomo colto e riflessivo. Anselmo continuò a legger libri e frequentò assiduamente las tertulias1 del maestro repubblicano, nel caffè Liceu, antico circolo ricreativo del paese.
- Forse non mi desidera più, perché è diventato vegetariano, si diceva Anita.
La llevadora aveva letto da qualche parte, che gli uomini vegetariani, dato che attraverso gli alimenti ingeriscono poco Zinco, elemento presente soprattutto nella carne, sintetizzano meno testosterone e quindi la loro attività sessuale si riduce.
- Forse non mi cerca, perché ha trovato un'altra donna, rimuginava Anita.
Quel giorno si guardò attentamente allo specchio e scoprì che la sua pelle era spenta e che  due pelli bianchi le spuntava dal mento.
- Devo fare qualcosa per amare la mia pelle, così potrò riavvicinarla a quella di Anselmo, si diceva.
Capì che non poteva sempre aspettare le mani di suo marito. Erano le sue dita quelle che dovevano muoversi, adesso era lei la risorsa del loro amore, sarebbe stata lei a coccolare, accarezzare, vezzeggiare e conquistare Anselmo.
L'indomani la llevadora andò da Alicia, la depiladora del paese. Le mani di Alicia caramellarono con un olio naturale il suo corpo e un bellissimo massaggio rimise al mondo la pelle di Anita. Anche il suo viso fu sistemato, alcuni piccoli ritocchi fecero svanire i pelli superflui. Una maschera di fango le coprì lentamente il volto e Anita sentì un gran benessere.
Anita non raccontò ad Anselmo delle sue visite al salone di Alicia, le piaceva avere quel piccolo segreto. Finalmente sentiva la sua pelle rinnovata.
Quel giorno guardandomi allo specchio del bagno anonimo della scuola ho imparato ad apprezzare e a convivere con la mia menopausa. Da allora, quando non devo andare a lavorare, mi alzo prima di lui, mi godo una bella colazione e dopo entro nuovamente nel lettone per riconfortare la mia pelle, cercando carezze e coccole dal mio amato, regalandogli in cambio massaggi amorosi. Questo mi fa sentire la pelle più luminosa e a non avere paura di invecchiare. 

  1 Riunione di persone intorno al tavolo di un caffè

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