lunedì 2 aprile 2012

la libreria e la poetessa


Da più di un anno due volte al mese entravo nella piccola libreria delle donne. Il tintinnio del campanello posto in alto sulla porta ogni volta mi ricordava il libro di una scrittrice indiana, il cui titolo era La libreria dei nuovi inizi. Narrava la storia di una libreria speciale, della quale la protagonista, contro la sua volontà, aveva dovuto farsi carico, perché la sua vecchia zia, la proprietaria, sarebbe da lì a poco partita per l'India. Lentamente e senza volere cominciò ad amare la libreria, dove conobbe molte persone interessanti, ma dove soprattutto scoprì di avere un prezioso dono: poteva sentire la voce e incontrare spiritualmente gli autori di molte delle grandi opere poste sugli scaffali.
Ma cominciamo dall'inizio:
Un pomeriggio d'estate di due anni fa, una cara amica, mentre eravamo sedute nella terrazza del caffè di una biblioteca cittadina, mi regalò una cartolina, che invitava a scrivere un racconto breve, allo scopo di partecipare a un concorso letterario.
Ne ero lusingata, ma allo stesso tempo mi chiedevo: come può pensare la mia amica che io scriva un raccontino e per di più in italiano?
Non avevo mai scritto un testo libero, solo i temi in classe che ci proponevano a scuola, ma sentivo che dentro avevo tante parole che forse sarebbero uscite appena avessi preso una penna.
Da piccola la professoressa di “lengua espanola” mi diceva: scrivi a stento, inoltre le tue frasi sono troppo corte e si sente troppo che sei madrelingua catalana, quindi è meglio che tu ti indirizzi verso le materie scientifiche.
Di nascosto continuavo a leggere romanzi a letto e a scrivere lettere alle mie amiche reali o immaginarie.
Quando a venti anni mi innamorai di U. provai grandi emozioni davanti a un foglio di carta velina e con una penna in mano.
Dopo un anno dal nostri innamoramento mi trasferii a Firenze e tutte le settimane scrivevo una lettera a mia madre.
Come mi piaceva scrivere lettere! Nella mia vita, avevo intrapreso diverse corrispondenze ma non avevo mai avuto il coraggio di scrivere un racconto o di leggere intensamente una poesia.
Per molti giorni tenni in borsa la cartolina, ma una mattina afosa di agosto mi sedetti nel tavolo dello studio di casa e scrissi un piccolo racconto sulla storia del vecchio e storto padellone, dove avevo imparato a cucinare il tipico piatto spagnolo: la paella.
Da quel giorno ho continuato a scrivere tenendo come compagno il computer portatile, che mi ha corretto tutti gli errori di ortografia e ha permesso alle parole che avevo dentro di uscire. Ero felice scoprendo che lentamente le sensazioni che sperimentavo o che ricordavo si trasformavano in testi scritti.
Una mattina di settembre, nella sala insegnanti della scuola dove lavoro, ho casualmente parlato di scrittura con una giovane professoressa di italiano. Lei mi ha fatto sapere che il corso di lettura e scrittura che seguiva nella libreria delle donne cominciava il prossimo venerdì alle cinque del pomeriggio.
Quel venerdì ricordo che avevo molti impegni, ma alle cinque in punto passai in bicicletta da Via Fiesolana, dove si trova la libreria. Mi fermai davanti alle piccole vetrine piene di libri tutti al femminile e qualcosa dentro di me mi diceva di entrare.
Aprii la porta mentre i partecipanti al corso si stavano sistemando in fondo alla stanza, dove c'erano un lungo tavolo e tante sedie. Volevo tornare indietro sui miei passi, ma il tintinnio del vecchio campanello mi riportò alcune belle sensazioni che avevo provato leggendo, qualche mese prima, il romanzo che raccontava le storie della libreria dei nuovi inizi, quindi mi incamminai verso l'unica sedia libera rimasta. Seduta intorno a quelle persone sconosciute mi sentivo un po' smarrita, nonostante l'affettuosa accoglienza della maestra.
Ogni quindici giorni, sempre di venerdì, sono tornata in libreria e sempre lo scampanellio della porta è stato per me un segnale di nuovo inizio, perché là ho conosciuto nuovi scrittori, ho scoperto alcuni testi classici, ho percepito la bellezza di alcuni brani, ho ascoltato con molta attenzione gli scritti dei mie compagni, ho letto i miei testi a voce alta senza vergognarmi, e soprattutto sono stata bene.
A settembre di quest'anno è iniziato il nuovo il corso, la cui tematica era la poesia.
Ero molto felice di ricominciare, ma mi sentivo un po' a disagio, forse perché a scuola non avevo mai avuto un buon rapporto con la poesia.
Il corso è stato bello, ma all'inizio era un po' faticoso, dato che ricordavo a malapena le figure retoriche e gli altri ingranaggi della poesia, ma sentivo che qualcosa si stava smuovendo in me. Presto i bei frammenti delle poesie di Saffo mi hanno riportato emozioni vecchie più di due millenni.
L'ultimo giorno la nostra brava maestra ci ha fatto conoscere le poesie di Wislawa Szymborska.
Le parole semplici e magiche di questa poetessa mi hanno accompagnato per molti giorni, ma non ho potuto acquistare subito il suo libro perché era finito.
Una sera, dopo le vacanze di Natale, sono ritornata alla piccola libreria e nonostante le libraie fossero indaffarate aiutando una signora che cercava un libro introvabile, sono stata accolta con molto affetto.
Ho sentito che quell'ambiente era molto accogliente e famigliare, cosa non facile da trovare nelle altre librerie.
Quel giorno abbiamo parlato insieme della grande poetessa polacca, sono state loro a dirmi che era deceduta quella stessa mattina. Ne ero molto dispiaciuta, ma allo stesso tempo ero contenta di averla conosciuta in tempo. Sì, proprio ero sicura di aver parlato con lei, perché la sua voce mi aveva accompagnato in tutte le mie giornate. Adesso capivo che quel tintinnio della vecchia porta era lo stesso di quello della libreria dei nuovi inizi, ed era magico, dato che ci avvicinava spiritualmente ai grandi scrittori.
Quella sera grazie alla grande poetessa mi trovavo a compare il suo libro in quella piccola libreria e ne ero molto felice.








1Tema in classe

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